La mia storia


Questo è (forse) il capitolo finale delle mie esperienze lavorative passate nella maggior parte tra le macchine utensili di Piacenza.
Una specie di Curriculum Vitae in cui si riassume quali sono o quali sono state le proprie esperienze.
Io le ho disegnate.

Puoi scaricare questo (e MOLTO altro) in Power Point cliccando sul link
      oppure in formato PDF cliccando sul link

Arrivato alla pensione avevo due alternative, passare le giornate a guardare l’avanzare dei lavori nei cantieri stradali o continuare a disegnare macchine utensili. Ho scelto la seconda possibilità e per un po’ di anni ho continuato a mettere in rete quello che facevo prendendo spunto dal meglio che offriva il mercato mondiale per cercare di disegnare qualcosa di simile, per vederne le difficoltà e cercare di superarle. Ma ho anche guardato alle macchine utensili un po’ datate, non molto in linea con quello che chiede oggi il mercato, per cercare di aggiornarle senza stravolgerle completamente. Oggi ho raccolto tutto il lavoro di questi ultimi anni.

BASAMENTO Z


Ne ho portate avanti due versioni. Nella prima versione (T1) ha due coclee ai lati dell’asse Z, un trasportatore trasversale per la risalita ed una sola vite al centro dell’asse. Nella seconda (T2) ha solo un trasportatore nel canale centrale e due viti ai lati del canale stesso. Le stesse ipotesi le ritroveremo anche sulla serie T1 e T2 con pallet 800 dove la tavola girevole avrà un YRT 460 anziché un YRT 325 della 630 (o cuscinetti analoghi in caso di tavole adatte a tornire).

BASAMENTO X


Qui le alternative sono diverse, ma iniziamo da quelle più "tradizionali" che ho previsto fino al pallet 800. Ancora due versioni diverse, entrambe con la guida posteriore rialzata come prevede la «moda» del momento. Nella prima versione ho una sola vite, mentre nella seconda versione ho estremizzato un po’ il concetto di guida rialzata e ho due viti. Con le opportune modifiche (ma solamente sulla base di appoggio) le due versioni sono valide sia per il basamento con le coclee che quello con il canale centrale. Dal pallet 1000 e oltre ho previsto due versioni concettualmente identiche alle precedenti, ma con due guide in appoggio anzichè una.


Poi ho previsto queste due alternative, la prima con il montante "appeso" e la seconda con una traversa mobile. Tutte soluzioni intercambiabili tra loro senza modifiche al basamento Z.

MONTANTE


Sono ovviamente diversi in base al tipo di basamento X scelto quindi ho previsto le due versioni con la guida posteriore più o meno alta o il montante "appeso". Tutti con possibilità di montare indifferentemente un azionamento con una o due viti. (e poi ci sarà la traversa).

TESTE


Per le teste ci possono essere molte soluzioni. La più semplice è il classico elettromandrino, ma si potrebbe pensare anche alla "vecchia" testa U (di Mandelliana memoria) magari in versione asse continuo, ma ricordando gli anni felici passati in Mecof ho voluto immaginare anche uno slittone.
Per chi necessita di un asse continuo la si può prevedere ad un asse o due assi, ma perchè non rispolverare un esapodo tanto di moda un pò di anni fa ?


Ma ho dedicato particolare attenzione ad una testa tiltante quindi ad asse continuo che però avesse gli stessi ingombri della testa orizzontale standard con evidenti vantaggi per l'ATC


TAVOLE GIREVOLI


Due diversi tipi di azionamento. La classica, vecchia versione con vite OTT e quella con Torque Motor per chi vuole andare "un pò più veloce". Anche in versione tiltante che però presenta il problema (risolvibile e risolto) dello scambio perchè non posso entrare con le classiche "forche" della macchina "base".

Ho pensato ovviamente anche ad una versione con asse orizzontale ed è stato molto interessante realizzarne la palletizzazione.

TOOL MAGAZINE


Da qualche anno c'è la mania dei magazzini da 200, 300, 400 posti e una marea di rack. Molti di questi  magazzini sono poi delle vere "gabbie" con dentro utensili e manipolatore. Con dimensioni importanti e mille parti da montare con tempi e costi notevoli. E, in caso di manutenzione, l'operatore deve entrare in spazi ridotti e pericolosi. Ovviamenteo io non potevo esimermi dal fare un rack, ma ho optato per una struttura di carpenteria saldata realizzata in un unico pezzo dove le lavorazioni si riducono all'alloggiamento delle guide ed al fissaggio delle rastrelliere (ed è ovviamente modulare) con il traslatore esterno e accessibile facilmente in caso di manutenzione.
Ma ho immaginato anche a due ruote coassiali ed indipendenti. quella più esterna avrà un posto utensile mancante per permettere il prelievo dell'utensile sulla seconda ruota. Potrebbero essere 40+60 posti e sarebbero veramente piccole, oppure 120+80 e sarebbe già un magazzino da 200 utensili. Molto semplice, veloce e silenzioso.
Nella seconda versione ho «copiato» esattamente quello che fa DMG, ma ho trasformato la loro ruota in una catena e questo mi permette di cambiare a qualsiasi altezza mentre con la ruota si può cambiare solo in asse con la rotazione e quindi ruota grande = punto di cambio a grande altezza, inadatta per piccoli centri di lavoro.

ATC AUTOMATIC TOOL CHANGE & APC AUTOMATIC PALLET CHANGE


Due moduli assolutamente diversi anche se, almeno concettualmente, hanno la stessa funzione, lo scambio. Per uno gli utensili, per l'altro i pallet, ma con una cosa assolutamente in comune.
Sono moduli assolutamente autonomi ed indipendenti dalla macchina.
ATC - ho scelto di farne un modulo completo, che comprende anche il portellone, comandato elettricamente e non con il solito cilindro pneumatico per due motivi. Il primo è ecologico. Ogni volta che apro o chiudo un cilindro pneumatico scarico nell'atmosfera aria e olio nebulizzato. Il secondo che elettricamente posso ridurre l'apertura del portellone in base alla lunghezza degli utensili e quindi risparmiare tempo sul ToolToTool.
APC - anche in questo caso ne ho fatto un modulo indipendente perchè con navette o magazzini a silos potrei anche non montarlo, risparmiando costi e spazio.

MAGAZZINI PALLET


Qui c’è poco da dire o da fare e un Camoglino al The Livin Room di Camogli mi ha dato l'occasione per riflettere. Una navetta su binari per magazzini lineari, adatti agli FMS, ma a differenza degli anni '90 quanti FMS si vendono oggi ? (lo so, a volte qualche cliente chiede anche una cella di due macchine, ma quante volte ?) 



Quindi ho dedicato il mio tempo principalmente alla versione «silos», adatta alla macchina singola.

 RISULTATO FINALE (questa è solo la gamma 630)


Componendo i vari moduli arrivo ad avere OTTO versioni di macchine diverse (per ogni dimensione di pallet). In realtà le versioni saranno poi molte di più in base al tipo di avanzamento scelto per l’asse Y (se con una o due viti) e per la tipologia della tavola girevole che potrebbe essere con azionamento meccanico (corona vite s/f) o con motore coppia o per il tipo di TM o di magazzino pallet.
Tutte le altre versioni con pallet diversi saranno esteticamente uguali a queste, solamente più grandi.

TUTTO IN UN CONTAINER


Con canale centrale ho disegnato anche una versione con pallet 500. L’ho fatta per ricordare il mio ultimo lavoro in Mandelli alla fine degli anni ‘90 ed anche per ricordare una deliziosa panissa (e non solo) dell' Hollydays lab di Camogli.


Si chiamava Thunder ed era stata concepita con una ben precisa condizione, doveva entrare in un container. E questa condizione l’ho mantenuta anche oggi per questa versione del tutto personale. 



Ma per una piccola macchina con pallet 500 ho fatto anche riflessioni diverse da un centro di lavoro «tradizionale» ed ho immaginato qualcosa di diverso. Complice una serata al Pirata di Camogli, ho immaginato una macchina con tavola fissa, tiltante, ma non movimentata sui tre assi canonici. Tutti i movimenti XYZ sono affidati alla testa ( uno slittone ). Cosa ne sarebbe uscito ? Avrebbe retto il confronto con un centro di lavoro tradizionale ?


In realtà io credo che un pallet 500 possa essere un investimento che ripaghi gli sforzi fatti per progettarlo e costruirlo solo se sei un costruttore giapponese che ne produce centinaia al mese. Io ho costruito tavole girevoli per dieci anni, dalla piccola con diametro 300 fino a quella con diametro 1500, ma la più venduta era la 630 seguita subito dopo dalla 800 e così sono tornato ad occuparmi di dimensioni più importanti.

SERIE T3  pallet 1000 e 1250


La serie T3 ha dimensioni un po’ più generose e per questo ho scelto di dare al basamento Z tre coclee per lo smaltimento dei trucioli e del refrigerante con un trasportatore trasversale posteriore come sulla più piccola T1. Nella versione con corsa X = 2600 ho aggiunto due supporti ai lati del basamento per dare maggiore stabilità a tutto l’insieme. 
L’ultima versione è una copia della pallet 1000, ma con una tavola girevole con pallet 1250 o 1250x1600 che però non appoggiano più sui coni, ma su dei piani ed il sollevamento non è più affidato allo scambiatore pallet, ma alla stessa tavola girevole.


Ma ancora una volta l'atmosfera rilassata e tranquilla o molto più probabilmente i Rhum del Pirata di Camogli hanno fatto effetto così ho tolto montante e basamento X ed al basamento Z ho aggiunto due spalle di dimensioni generose ed una traversa.


Una eventuale versione con una traversa permetterebbe di lavorare un pezzo con dimensioni decisamente importanti e di arrivare facilmente al centro tavola lavorando con mandrino verticale. E la traversa permette una corsa di 3000 mm.

QUINDICI ANNI PASSATI TRA LE VALVOLE E I BUTT WELDING

Per quindici anni mi sono occupato anche di valvole (e filtri) dove spesso si ricorre agli smussi BW per unire due tubature riempiendole di saldatura e così ho voluto dedicare un po’ di tempo anche alle teste a sfacciare (tipo le teste D’Andrea giusto per capirci).


Volevo capirne le difficoltà costruttive pensando ad un centro di lavoro dedicato in modo particolare alla lavorazione degli smussi Butt Welding dei TEE e di tanti altri particolari del mondo petrolchimico. Poi però il progetto mi è sfuggito di mano …
Ho pensato che le corse di un centro di lavoro sarebbero state sovradimensionate, in special modo la X in quanto la testa lavorerebbe praticamente solo in centro ed anche l’asse Y potrebbe essere alquanto ridotto perché i TEE potrebbero essere alzati tutti alla stessa altezza semplicemente con le attrezzature.


E così è nata una macchina dedicata, realizzata interamente con trafilati commerciali e con corse ridotte. Una macchina a basso costo e che non avrebbe avuto la necessità di lavorazioni centesimali. Immaginare un centro di lavoro fatto con tubi commerciali non vi deve scandalizzare, Kearney & Trecker Milwaukee lo faceva quando in Italia avevamo ancora alesatrici con nonio e manovelle.


Chi era Kearney & Trecker Milwaukee ? Nel 1943 era già uno dei tre maggiori costruttori di fresatrici degli Stati Uniti e nel 1955 avevano 2250 dipendenti. Diciamo che non erano degli sprovveduti. Questa non è la storia che ci insegnano a scuola, ma per fare questo mestiere sarebbe utile conoscerla.



FANTASIA CONCRETA


Fino a qui erano tutte soluzioni riconducibili ad uno standard, ma poi c’è quello che io chiamo «fantasia concreta» ed è l’immaginare soluzioni diverse, personalizzate, fuori standard, ma utilizzando tutto quello che è già stato realizzato e queste sono le ultime ipotesi … E le idee migliori ti vengono quando lavori in un ambiente piacevole e sereno …


Ho utilizzato uno dei montanti della serie 3 e il suo basamento X modificato solo per l'aggiunta dei piedi di appoggio immaginandolo con un piano verticale traslante (magari palletizzato).




Ma ho pensato anche a una testa con uno slittone con una corsa breve per maggiore rigidità e precisione e delegare i grandi spostamenti a degli assi indipendenti



E perchè non rivedere in chiave moderna i tanti successi della Mandelli ai tempi delle Regent, delle Thema o delle Over ? E magari metterci un pò dei miei trascorsi in Mecof ...


Gli anni passati in Mecof sono stati certamente una piacevole esperienza ed un inesauribile ricordo va all’amico Scuderi che con il suo ultraleggero starà volando sulle nuvole. Ciao Scud.

C'è ancora un ultimo importante studio che ho voluto valutare ...

In diversi soggiorni nel mio lungo girovagare in Liguria ho avuto anche l'occasione di riprendere una vecchia idea di bimandrino che avevo già ipotizzato ai tempi della Thunder (link) rivedendola in una chiave più attuale anche in considerazione di ciò che ha presentato DMG con la sua 55 H Twin e dal Cenobio ho iniziato a lavorarci.


Era un primo tentativo, ma l'asse X era su due guide ed i mandrini non avevano la possibilità di variare interasse e DMG aveva fatto di meglio per cui occorreva un'idea migliore e il Grand Hotel Bristol di Rapallo era il luogo giusto per pensarci.


Ora i montanti sono diventati indipendenti, ma la struttura aveva ancora solo due guide e non tre come DMG e così l'ho rivista ancora una volta.



Ora ci siamo. Tre guide, due viti a sfere, una in alto ed una in basso, ma ora serviva una idea per permettere di variare l'interasse dei mandrini anche se i montanti erano movimentati dalle stesse viti.


E, tra un aperitivo e l'altro, dopo qualche giorno, ancora una volta il Cenobio mi ha ispirato ed ho trovato una soluzione. Banale, semplice, ma funzionale ed affidabile. Ma non era ancora finita.


Dopo qualche giorno ho cambiato panorama, da Camogli alla Baia del Silenzio a Sestri Levante ed ecco che al Vis a Vis le soluzioni sono diventate DUE. Dopo aver preso il meglio dall'una e dall'altra è arrivata la soluzione definitiva con più varianti possibili.


Potrebbero essere due tavole fisse, ovviamente palletizzate. Potrebbe essere un doppio tilting o addirittura una versione con le tavole montate su un asse Z per sopperire alla "caduta" dello slittone lasciandogli solo una minima corsa per sopperire all'usura degli utensili, più o meno come si fa con l'asse X. O potrebbe anche essere una sola tavola girevole, come faceva Comau.
Se volete maggiori dettagli cliccate sul  link 

E si potrebbe continuare all'infinito perchè di soluzioni diverse con cui "vestire" un centro di lavoro sono veramente tante ma ...

... Purtroppo nel tempo ho visto crescere sempre più il monopolio giapponese con offerte e soluzioni sempre aggiornate, sempre nuove, mentre nel mercato italiano continuavo a vedere proposte con macchine di dieci o vent’anni, fa segno evidente che in Italia non c’è più interesse verso la macchina utensile e così a poco a poco anche a me è passata la voglia di occuparmene. Chi seguiva il mio blog avrà notato che ho cancellato quasi tutto ed ho messo un po’ di ordine racchiudendo in questo post quello che negli anni ho fatto. So che ci sono molti errori, ma purtroppo non avevo la possibilità di contattare e di confrontarmi con eventuali fornitori perché se li avessi invitati specificando che disegnavo (per hobby) dal mio salotto o dal tavolo della cucina (o dal Cenobio di Camogli) nella migliore delle ipotesi avrebbero chiuso in malo modo la telefonata. Già per avere un catalogo devi specificare per che ditta lavori con indirizzo e telefono.


Ora ho rispolverato la mia Nikon e vado alla ricerca delle vecchie osterie di montagna, dove bevi ancora il vino nello scodellino, alternandole al Cenobio, il mio buen retiro a Camogli. Se vi servisse la mia esperienza dovete solo chiamare, ma chiamate anche se passate a Camogli, sarà un piacere avervi miei ospiti a pranzo. E a chi mi ha seguito in questi anni va il mio immenso GRAZIE.

C'erano una volta le idee

Un tempo c’era un piccolo artigiano con tanta voglia di fare e tante idee che iniziava a fare qualcosa di suo. Poteva essere una sedia o un aratro, magari un trattore o un trapano radiale o una macchina da legno, di quelle nate a Podenzano e diventate famose nel mondo. Quel piccolo artigiano pieno di debiti aveva tutto in testa o magari “buttava giù” uno scarabocchio su un tovagliolo mentre era in pizzeria al sabato sera con la famiglia (perchè più di una pizza non poteva permettersi).

Oggi quella la piccola azienda è cresciuta, arrivano ordini da tutte le parti e non si può certamente continuare a fare gli scarabocchi sui tovaglioli delle pizzerie e quindi ci vogliono metodo, procedure.

Importanti consulenti con il suv da 80.000€ e gli uffici a CityLife gli hanno raccontato che servono le competenze trasversali, la leadership, le capacità interpersonali e comportamentali, l’empatia.
L'empatia è importantissima !

Ma sono assolutamente indispensabili anche le conoscenze di linguaggi di programmazione, le competenze nell’uso di software, le conoscenze di specifiche e procedure. E ovviamente anche le competenze linguistiche, ça va sans dire  e con tutto questo l’azienda non potrà che diventare la prima al mondo.

E invece chiude.
E’ veramente inspiegabile. Eppure avevano tutte le procedure …         
Strano, veramente molto strano….

Una fiaba del 1837 narra di un imperatore vanitoso e di alcuni commercianti giunti in città che fanno trapelare di essere abili tessitori di un tessuto invisibile solo agli stolti ed agli indegni.
I cortigiani, invitati dal Re a palazzo, non riescono a vederlo, ma per non essere giudicati male, decantano la magnificenza del tessuto.
L’imperatore, contento e felice, si fa cucire un abito però quando gli viene consegnato si rende conto di non essere nemmeno lui in grado di vederlo, ma per non passare da stolto decide di fingere come i suoi cortigiani. Con il nuovo vestito sfila per le vie della città, davanti ad una folla di cittadini che lodano l’eleganza del sovrano. L’incantesimo però è spezzato da un innocente bambino che urla a gran voce: “ma il Re è nudo” !

Non trovate nessuna analogia con gli abili tessitori e quello che vendono ? Nelle aziende non sarà arrivato il momento di urlare a gran voce “il Re è nudo” e mettere alla porta gli “abili” tessitori ?

Ma torniamo alla piccola azienda in difficoltà. A quel punto di solito arriva una "cordata" o magari una multinazionale (ormai quasi sempre straniera) a salvare l’azienda ed immediatamente cosa fa ?
Verifica se il prodotto è obsoleto e/o migliorabile ?
Ne analizzai costi ? O i tempi di lavorazione o di montaggio ?
Assolutamente no.

Cambia il metodo di lavoro, cambia tutte le procedure sostituendole con le proprie dove la destra si chiamerà sinistra e il sotto bisognerà chiamarlo sopra. Magari dipinge le strisce sui pavimenti, impone occhiali e caschetti e intanto il tempo passa. Ma il prodotto ? L’idea che ha fatto nascere l’azienda ?...

Ovviamente non mancherà nemmeno la procedura su come si devono parcheggiare le auto nel parcheggio aziendale (tassativamente in retromarcia. E non è una battuta, è esperienza personale vissuta).
E qualche anno dopo la multinazionale straniera se ne andrà, portandosi via quel poco di buono che era rimasto (solitamente l'idea iniziale) e lasciando la vecchia azienda più in difficoltà di prima, con le strisce sul pavimento ormai sbiadite.

Da quanti anni vediamo situazioni simili ? E quante volte dovrà ancora accadere ?

E’ ovvio che una azienda piccola o grande oggi non può essere gestita con gli appunti sul tovagliolo, ma non dobbiamo dimenticare che la fortuna di una azienda non nasce dalle procedure o dalle conformità, ma nasce da una idea e senza quella si va tutti a casa. Le indispensabili procedure devono mantenere viva quell’idea, non soffocarla e le aziende devono (dovrebbero) valorizzare chi porta idee, non tessuti invisibili.

Un articolo del 12 agosto (il Giornale)  si intitolava “La parabola discendente di Apple”. E quell’articolo raccontava che “tutti i princìpi su cui si è basato il successo  … sono stati traditi, finiti in mano a favolosi contabili più che a sfrontati inventori. Apple ha macinato miliardi puntando sempre più sui servizi e pensando sempre meno ai prodotti”. E continuava “Apple, purtroppo, negli ultimi anni ha perso molto per strada: innovazione, mercato, visione e a volte buone maniere. L'11 aprile 2026 saranno i 50 anni dalla presentazione dell'Apple I, e forse è arrivata l'occasione di restituire l'azienda ai creativi.

In questo mio blog ho ricordato spesso  che la Jobs è nata in un garage da una idea e dalla voglia di qualcuno che probabilmente poteva anche starsene tranquillamente a casa a vivere di rendita, ma non l'ha fatto, ha preferito (ri)mettersi in gioco.

MCM è nata da alcuni dipendenti di una azienda giunta alla fine che hanno dato vita con immensi sacrifici ad una loro idea realizzando un prototipo in scala 1:1 tutto in lamiera andando a competere con i grandi della macchina utensile. E potrei continuare con mille altri esempi, ma tra poco arriverà anche la EMO e sarà l'ennesima (triste) conferma.

Centinaia di espositori porteranno il meglio e i miei punti di riferimento ormai lo sapete, sono Makino, DMG e Mazak. Questi tre colossi mondiali della macchina utensile (ma non dimentico MCM che spero risolva presto i problemi e ritorni grande) al loro interno avranno probabilmente mille procedure anche sul modo di camminare o di respirare in azienda, sapranno tutto sulle hard skills e le soft skills, ma comunque ad Hannover Makino presenterà una prima mondiale a 5 assi oltre ad una gamma infinita di macchine già consolidate, DMG MORI (in uno stand di 10.000   DIECIMILA m2) porterà 40 (QUARANTA) macchine, 33 diverse soluzioni di automazione e 8 prime mondiali ed infine MAZAK porterà 20 macchine, 7 anteprime mondiali e 5 debutti europei.

In una sola parola, portano IDEE nuove. Ogni volta, ad ogni occasione, portano idee nuove.


Io la EMO la seguirò qui al Cenobio, nella tranquillità di Camogli.
Come sempre, un saluto a chi mi segue.

E' stato Akio Morita, fondatore della Sony, a scrivere: "Posso dire ad un operaio di venire domani mattina alle sette a produrmi dei bulloni, ma non posso dire ad un ricercatore di venire domani mattina alle sette a produrmi delle idee".




Innovazione

Innovazione, innovazione, innovazione ...

Ma l'innovazione è competenza di ?..
Certamente la decisione finale sarà della Direzione Generale dell'azienda, che ne valuterà l'utilità, i benefici e se è economicamente fattibile in quel momento o quando potrà esserlo, ma i segnali che bisogna cambiare rotta da chi devono arrivare ?

Certamente il primo segnale arriverà dal commerciale perchè ha un contatto diretto con il cliente. E' lui a capire le richieste, le necessità, i cambiamenti tecnologici delle lavorazioni senza aspettare di vedere un calo nelle vendite, ma per quanto riguarda la parte tecnica ?

Dovrà essere l'ufficio tecnico a portare soluzioni nuove appena ne intravede la fattibilità o deve aspettare che arrivi dall'alto l'ordine di fare ricerca ?

L'ufficio acquisti deve comprare sempre al meglio, non deve aspettare ordini superiori, vale anche per l'ufficio tecnico ? Deve costantemente cercare la possibilità di una riduzione dei tempi di lavorazione, di montaggio, di costi ? E a chi, all'interno dell'ufficio, è richiesto di farlo ? O è meglio continuare sulla solita strada perchè "abbiamo sempre fatto così" ?...

Qui purtroppo si entra in un campo minato perchè in ogni azienda, in ogni ufficio ci sono simpatie, antipatie, ripicche personali. Molti anni fa avevo chiesto un pò più di iniziativa ad un mio collaboratore e la risposta è stata "non sono pagato per pensare". Non so come sta andando oggi quella azienda, ma nella malaugurata ipotesi dovesse avere "qualche" difficoltà siamo sicuri che un simile atteggiamento non abbia qualche responsabilità ? O sarà solo colpa della Direzione ? E purtroppo queste cose succedono.

   "Ho una buona idea, ma non la dico al mio capo perchè poi la presenta come sua e magari a lui danno l'aumento".  Non raccontiamoci balle, pensieri come questi purtroppo girano spesso.

Ho lavorato in ufficio dal 1986 al 2017 e ne ho sentite anche di molto peggio, al limite del disfattismo, pur di far fare brutta figura ad un collega o ad un superiore. E se poi ci rimettono tutti, pazienza, ma a "quello là" gliel'ho fatta pagare. 

Prima o poi però le conseguenze arrivano e si potrà anche incolpare il proprio superiore (per tutti i livelli c'è sempre un diretto superiore), magari la Direzione Generale, o la signora che di sera pulisce gli uffici, ma le colpe vere (sicuramente non le uniche, ma comunque molto importanti) saranno da cercare altrove.

E probabilmente sarà anche facile trovare il vero responsabile. Sarà quello con la sedia più usurata perchè da quella sedia non ha mai alzato il c...o in attesa del weekend. E di quello successivo. E di quello dopo ... perchè in fondo "abbiamo sempre fatto così".. e "non sono io il capo, non sono pagato per pensare" ..

No, NON CERCO LAVORO, ma tornerei a lavorare

Da un po’ di tempo sono aumentate notevolmente le persone che seguono questo blog e la curiosità le spinge a farmi spesso le stesse domande a cui vorrei rispondere in anticipo.

PERCHE’ CONTINUI A DISEGNARE MACCHINE UTENSILI ?
Semplice, per passione. Come ho già scritto varie volte, arrivato alla pensione non intendevo passare il tempo andando a guardare i lavori nei cantieri.

NON TEMI CHE TI POSSANO COPIARE LE TUE IDEE ?
Le idee devono essere condivise. Se a qualcuno una mia idea dovesse servire per fargli venire in mente qualche altra soluzione ne sarei felice. Se, al contrario, qualcuno dovesse usare una mia idea e spacciarla per propria sarebbe un problema suo e nella vita non andrà molto lontano.

PERCHE’ NON LAVORI PER QUALCHE AZIENDA ?
Perché per fare un matrimonio bisogna essere in due a volerlo. Oltre a ciò ci sono anche altre motivazioni che ripeto sempre alle società di Head Hunting. Innanzitutto non tornerei mai in un ufficio 8 ore al giorno tutti i giorni e non mi rimetterei a fare chilometri in autostrada per andare al lavoro. L’ho fatto in passato, facevo 250 km al gg. Ne valeva la pena e lo rifarei, ma se riavessi di nuovo 40 anni.

Però tornerei a lavorare tra le macchine utensili. Per un tempo determinato, quattro/sei mesi se l’esperienza che ho accumulato in cinquant’anni potesse servire a qualcuno, ma poi quel qualcuno dovrebbe camminare con le proprie gambe. Spero di essere stato esaustivo e benarrivati a chi mi segue da poco.