Chi mi segue sa che verso la fine degli anni ’90 ho
lavorato su un progetto di un centro di lavoro decisamente innovativo rispetto alla grande storia dell'azienda per cui lavoravo. Chi è arrivato dopo di me, non so per quale motivo, ha deciso di buttare tutto e di fare una
macchina concettualmente completamente diversa. Scelta che personalmente non ho
mai condiviso per molti motivi che, a mio parere, ne fanno una macchina costosa
e con tempi lunghi di installazione. E sinceramente, vedere una macchina con CINQUE coclee per portare fuori
i trucioli dall’area di lavoro mi lasciava un po’ perplesso.Altro motivo che ritenevo significativo è che (a parità di
dimensione pallet) nessun costruttore presentava una tipologia di macchine simili
per cui mi veniva da pensare che o sei un genio o sei un pò fuori strada.
Ma di genio delle
macchine utensili in tanti anni io ne ho conosciuto uno solo, Armando Corsi. L’ho conosciuto
in Secmu, a Pontedell’Olio dove si costruivano le “fresalesatrici” e insieme a
lui ho conosciuto l’Ing. Pagani, persona di una capacità e una umanità
incredibili che anni dopo mi suggerirà il logo per l’azienda che avrei creato.
La macchina
utensile di allora veniva dalle alesatrici, macchine pesanti, potenti, generalmente con
montante fisso e tavola girevole di grandi dimensioni montate sugli assi X/Z a
croce dove il cambio utensile (almeno agli inizi) lo faceva manualmente l’operatore.
Le fresalesatrici
di Pontedell’Olio erano più snelle, più veloci, sempre con montante fisso e
testa laterale a sbalzo e gli assi X/Z a croce, ma senza tavola girevole. E
quella è stata la mia fortuna visto che proprio Secmu mi ha spinto a costruire
tavole girevoli, ma questa è un’altra (lunga) storia.
E proprio dall’azienda
di un grande personaggio che è stato il suo titolare Carlo Conti, insieme a
Rossi & Pezza, duo indivisibile che anni dopo mi avrebbero poi supportato nella mia avventura di
imprenditore, è nato quello che sarebbe poi diventato il controllo numerico.
Ma torniamo a Armando Corsi. Quella azienda inizia a stargli stretta, la sua voglia
di fare innovazione lo spinge ad andarsene ed è dalla sua matita che nascono le
macchine Mandelli.
E la sua matita
porterà la Mandelli a primeggiare nel mondo.
Ma spesso i grandi geni sono incompresi infatti passano gli anni, lascia la Mandelli e disegna un centro di
lavoro che, ancora una volta, non ha niente di simile a quanto c’è sul mercato.
Il montante (appeso
ad una struttura fissa) non si muove più in Z, ma in X perché è lui stesso che
porta la testa a prendersi l’utensile e la tavola girevole non si muove più in X,
ma in Z perchè è lei che porta il pallet allo scambiatore riducendo enormemente
i tempi passivi.Si chiamerà Quota 10. Il mercato però non l’ha mai voluta e
dopo pochi anni passerà alla Graziano tramite la Olivetti e poi dimenticata per
sempre. Ora, a distanza di quarant’anni praticamente tutti (o quasi) i centri
di lavoro sono fatti su questo concetto.
Per darvi un’ultima
informazione di cosa è stato quel grande personaggio posso aggiungere che
qualche anno fa un grandissimo costruttore giapponese ha presentato un centro
di lavoro dove (per poter lavorare la quinta faccia) la tavola girevole ruota
su un piano inclinato di 45°. Un concetto che sempre Corsi aveva già disegnato
oltre quarant’anni fa, si chiamava Quasar.
Ma torniamo al centro di lavoro a cui accennavo all’inizio.
Come ho detto non ne condividevo l’idea di averlo abbandonato anche se
sicuramente ci saranno stati validi motivi tecnici per farlo, però io, al contrario,
l’avrei prima sviluppato in tutta la sua potenzialità.
Avrei iniziato a definire le parti che sarebbero rimaste fisse in tutte le diverse configurazioni. Senz'altro il basamento, ma anche la tavola girevole, tutta la struttura che porta lo scambiatore pallet, le tendine dell'asse X e tutto il box.
Stesso trasportatore trucioli e tutta la parte di impiantistica posteriore.
Avremo quindi sempre lo stesso ingombro, lo stesso layout, le stesse necessità di trasporto.
Per una seconda configurazione avrei tolto la grande struttura fissa che portava le guide dell'asse X e adottato una soluzione con un montante più "tradizionale".
Questo (a sx) poteva essere il risultato ottenuto sulla stessa struttura della macchina di partenza, e non poteva andare a competere con la macchina a dx di un noto (altro) costruttore piacentino ?
Togliendo la testa H, montando una testa U (orizz./vert.), non poteva essere la macchina a dx ?
Cambiando ancora. Montando una struttura fissa con una traversa in Y e la testa che si muove in X, non poteva competere con la macchina a dx ? ATTENZIONE,
mi riferisco sempre al concetto di macchina nella sua struttura e so bene che a dx c'è rappresentata una tavola con due viti a sfere, ma in rete non ho trovato altre foto
(le foto le ho recuperate su Google e restano dei legittimi proprietari).
Potevamo esagerare ed immaginare un secondo basamento dove la tavola girevole è fissa e la testa ha uno slittone (RAM) e usando le diverse tipologie di montanti precedenti potevamo magari competere anche con altri, come il costruttore qui a dx.
O confrontarci con il mercato delle bimandrino usando ancora la stessa struttura che porta il montante e sullo stesso basamento precedente e competere con quest'altro costruttore.
Ma si poteva anche pensare di adottare due montanti leggeri ed indipendenti e competere con le macchine di Comau (il riferimento è ovviamente a quello che si costruiva in quegli anni).
Si poteva provare a competere anche con altri costruttori come quello a dx semplicemente rispolverando il basamento con le guide disassate ed il montante tradizionale usato all'inizio.
Oppure montare una testa ad esapodo sullo stesso montante precedente, sullo stesso basamento e con la stessa tavola girevole, magari per lavorare piccoli pezzi dedicati all'aeronautica o piccole turbine.
Ecco, io prima di buttare il progetto iniziale ne avrei valutato queste potenzialità, ma probabilmente qualcuno lo avrà fatto e lo avrà giudicato antieconomico. Chissà, le motivazioni potevano essere state tante, non ultime, purtroppo, diverse crisi economiche che la macchina utensile ha attraversato.
Ovviamente tutte queste mie ipotesi restano solo poco più di un gioco, solo fantasie di un vecchio disegnatore a cui è rimasta una grande passione per la macchina utensile e per il mar Ligure.
Dalla Baia del Silenzio per oggi è tutto. Buona serata chi mi segue.