Tavole girevoli


Funzionamento pneumatico, rotazione manuale, 24 posizioni fisse.
Ho iniziato così.
Progettando e realizzando tavole girevoli.
Dal 1975 al 1985.
Dieci anni di soddisfazioni e di preoccupazioni.
Di qualche errore e di tanti successi.
Ho iniziato quasi per caso per trovarmi immediatamente a competere con i grandi del mercato tedesco, ma loro avevano una marcia in più, avevano le tavole girevoli continue.
E quindi ecco che le 24 posizioni fisse sono diventate 360.000 con un inductosyn Olivetti.
Gli encoder dovevano ancora nascere.
Primo costruttore italiano (di tavole girevoli) a presentarsi in BiMu con una tavola continua.
Il primo stand ? 50 mq in un sottoscala !!

C'era una volta la Mandelli 7


Qualche giorno fa, Nicola, amico di vecchia data ed ex collega oltre a farmi dei complimenti (immeritati) perchè anche dopo tanti anni la mia passione per le macchine utensili non è mai cambiata mi ha scritto testualmente "riproponi la linea '90 (M5, M7, M8, M10) erano belle macchine !
Io direi che erano belle macchine ed anni meravigliosi. Erano gli anni dell'Ing. Vecchio, di Nicola (Scaperrotta), Stefanini, Riva, Osnaghi, Ferrari, Colangelo, l'indimenticabile Zambianchi, Brinetti, Lambrini, Riboli e tanti, tanti altri.
Anni che ci hanno dato una preparazione incredibile, ma ce ne siamo resi conto solo dopo esserne usciti, volontariamente o involontariamente.
Allora le guide erano prismatiche, si usava ancora la Turcite e le prime guide con pattini a ricircolo di rulli le avremmo viste solo con la Mandelli 7S proprio con Riboli, ma il concetto di macchina era più o meno questo. Per usare un termine molto in voga tra i fornelli diciamo che la mia è una "rivisitazione" della Mandelli 7 di quegli anni. Così ho iniziato dal basamento dell'asse X.

Ad essere sinceri, quando è nata, la Mandelli 7 non era esattamente così. Venivamo dalle Regent che come tutte le macchine utensili di quei tempi non recuperavano trucioli o refrigerante, andava tutto a terra, ma i tempi stavano cambiando solo che non eravamo ancora pronti ad un concetto diverso e così, non è un segreto per nessuno, la prima Mandelli 7 perdeva "qualche" goccia d'acqua. Con la prima industrializzazione avevamo poi cercato di rendere il basamento un pò più simile ad una vasca che potesse raccogliere tutto cosa che io ora ho fatto integrando tutto nella fusione.


Ho aggiunto le guide, una riga ottica, la vite a sfere, le catene portacavi e una tavola girevole. Tutto molto fedele alla realtà di quei giorni. Il pallet di allora però non appoggiava su quattro coni, ma si cambiava "sfilandolo" verso l'APC.



La testa U che ho proposto è un misto di finzione e realtà. Già da allora avevo introdotto un concetto nuovo (ma nemmeno tanto) dove la rotazione da orizzontale a verticale veniva fatta dal motore mandrino, poi "qualcuno" ha voluto tornare al passato, ma oggi sono fatte tutte come avevo proposto. La vita a volte è proprio strana...


Dietro ho aggiunto un pò di impiantistica, il telaio di supporto per le catene portacavi, gli accumulatori per l'equilibratura e poco altro.


Sul lato dx della macchina ho aggiunto il magazzino utensili a catena, quello da 80 posti e le pinze sul carrello dell'ATC. E un pò di pannelli di protezione. In realtà i pannelli non avevano il lexan, ma una lamiera punzonata che io non ho fatto perchè temevo che con i pattern per tutti i fori mi scoppiasse il computer ! Non dobbiamo dimenticare che sto facendo questo su un portatile da 15" comperato in un ipermercato !! Il box non è ancora molto dettagliato, ma si intravede già il portellone per l'APC sx che si apriva come le porte degli autobus !


La mia "vecchia/nuova" Mandelli 7 ha preso forma. Chi, come me, l'ha vissuta, la riconosce ? E secondo voi, avrebbe ancora mercato ? Io una mezza idea l'avrei. Tempo una settimana al massimo ...
Sono le 02.51 direi che può bastare. Come sempre, buonanotte a chi mi segue.

Dall'autobus alla macchina utensile


Ormai lo sapete perchè lo ripeto da tempo, una delle mie mete preferite è senza dubbio Camogli. Ci vado da anni ed ogni volta è un piacere. Sempre al Cenobio dei Dogi e non cambierei e non cambierò per nessun motivo. La vista, il servizio, la disponibilità, la cucina sono ai massimi livelli.
In attesa di andare a cena provo a definire meglio il box della mia T1250, quella con pezzo di diametro 2600, nella versione senza APC frontale. I portelloni frontali devono avere una corsa molto ampia per aprire un varco di almeno 2800 mm (meglio ancora se 3000 mm) e si deve aprire anche parte del tetto per permettere di scendere con i cavi di un paranco.
La soluzione forse più semplice è fare due portelloni sagomati che integrino anche una parte del tetto e farli scorrere lateralmente a dx e a sx.
Sembra facile, ma in realtà non lo è poi tanto. Per la loro forma e dimensione devono essere ben strutturati, ma quello che a mio parere è peggio è l'ingombro che creano quando sono aperti.
Per sostenerli durante tutta la corsa deve essere opportunamente sagomato anche il box e così si creano due "orecchie" che a me ricordano quelle di un elefante e quindi volevo cercare una alternativa.

Per chi come me ha avuto la fortuna di lavorare in Mandelli ricorderà certamente le porte laterali del box della Mandelli 7 (mi sembra di ricordare che fosse stata una idea di Santi, ma sono passati molti anni e potrei sbagliare).

Chi non sarà stato altrettanto fortunato sarà comunque salito qualche volta su di un autobus per cui avrà avuto davanti agli occhi la soluzione perchè se ama il lavoro di progettazione sarà curioso (e dovrà esserlo per forza altrimenti ha sbagliato mestiere) e guarderà tutto ciò che ha attorno immaginandone funzioni diverse.
Io ho solo preso le porte della Mandelli 7 (o dell'autobus se preferite) e le ho fatte molto più grandi.
Sono sostenute da due bracci fissati ad un perno che ruota di 90° per cui possono essere anche esili visto che non saranno sottoposte ad alcuno sforzo.
Non serve niente altro se non una piccola guida nella parte sottostante dove vincolare la porta attraverso un cuscinetto.
Durante l'apertura le porte scivoleranno attorno al pezzo e giocando opportunamente sulla lunghezze dei bracci e sulla posizione dell'asse del perno si possono ridurre al massimo gli ingombri.
Se non sono stato molto chiaro non vi resta che farvi un giro in autobus.
Non so voi, ma io preferisco questa soluzione anzichè le "orecchie da elefante", quelle mi piacciono solo a tavola.

La cotoletta alla milanese, è una cotoletta (a rigore) di vitello impanata e fritta nel burro.
Ne è variante la cosiddetta "orecchia d'elefante", cotoletta così chiamata per la forma e solitamente servita con contorno di verdure miste. (Wikipedia)

Macchine utensili e stelle Michelin

Il weekend in Liguria ha portato un buon avanzamento lavori. Ho aggiunto una catena portautensili da 60 posti, con uno scambiatore che dalla catena porta l'utensile ad un primo braccio rotante di 90°.
Come ATC ho scelto un Colombo Filippetti, azienda che ho avuto modo di conoscere anni fa e che reputo molto seria ed affidabile.
Il magazzino a catena è ovviamente una delle tante soluzioni, con i prossimi tre centri di lavoro che andrò a fare vedrò per ciascuno una soluzione diversa, ma ovviamente intercambiabile.
Ora devo conciliare le esigenze del box e delle coperture telescopiche.
Non sarà una passeggiata.
Un consiglio. Se passate per Moneglia, fermatevi a cena all’Orto by Jorg Giubbani. Ha una stella Michelin decisamente meritata.



Perché abbandonare un prodotto ben fatto ?


Chi mi segue sa che verso la fine degli anni ’90 ho lavorato su un progetto di un centro di lavoro decisamente innovativo rispetto alla grande storia dell'azienda per cui lavoravo. Chi è arrivato dopo di me,
non so per quale motivo, ha deciso di buttare tutto e di fare una macchina concettualmente completamente diversa. Scelta che personalmente non ho mai condiviso per molti motivi che, a mio parere, ne fanno una macchina costosa e con tempi lunghi di installazione. E sinceramente, vedere una macchina con CINQUE coclee per portare fuori i trucioli dall’area di lavoro mi lasciava un po’ perplesso.
Altro motivo che ritenevo significativo è che (a parità di dimensione pallet)  nessun costruttore presentava una tipologia di macchine simili per cui mi veniva da pensare che o sei un genio o sei un pò fuori strada.
Ma di genio delle macchine utensili in tanti anni io ne ho conosciuto uno solo, Armando Corsi. L’ho conosciuto in Secmu, a Pontedell’Olio dove si costruivano le “fresalesatrici” e insieme a lui ho conosciuto l’Ing. Pagani, persona di una capacità e una umanità incredibili che anni dopo mi suggerirà il logo per l’azienda che avrei creato.
La macchina utensile di allora veniva dalle alesatrici, macchine pesanti, potenti, generalmente con montante fisso e tavola girevole di grandi dimensioni montate sugli assi X/Z a croce dove il cambio utensile (almeno agli inizi) lo faceva manualmente l’operatore.
Le fresalesatrici di Pontedell’Olio erano più snelle, più veloci, sempre con montante fisso e testa laterale a sbalzo e gli assi X/Z a croce, ma senza tavola girevole. E quella è stata la mia fortuna visto che proprio Secmu mi ha spinto a costruire tavole girevoli, ma questa è un’altra (lunga) storia.
E proprio dall’azienda di un grande personaggio che è stato il suo titolare Carlo Conti, insieme a Rossi & Pezza, duo indivisibile che anni dopo mi avrebbero poi  supportato nella mia avventura di imprenditore, è nato quello che sarebbe poi diventato il controllo numerico.
Ma torniamo a Armando Corsi. Quella azienda inizia a stargli stretta, la sua voglia di fare innovazione lo spinge ad andarsene ed è dalla sua matita che nascono le macchine Mandelli.
E la sua matita porterà la Mandelli a primeggiare nel mondo.
Ma spesso i grandi geni sono incompresi infatti passano gli anni, lascia la Mandelli e disegna un centro di lavoro che, ancora una volta, non ha niente di simile a quanto c’è sul mercato.
Il montante (appeso ad una struttura fissa) non si muove più in Z, ma in X perché è lui stesso che porta la testa a prendersi l’utensile e la tavola girevole non si muove più in X, ma in Z perchè è lei che porta il pallet allo scambiatore riducendo enormemente i tempi passivi.
Si chiamerà Quota 10. Il mercato però non l’ha mai voluta e dopo pochi anni passerà alla Graziano tramite la Olivetti e poi dimenticata per sempre. Ora, a distanza di quarant’anni praticamente tutti (o quasi) i centri di lavoro sono fatti su questo concetto.
Per darvi un’ultima informazione di cosa è stato quel grande personaggio posso aggiungere che qualche anno fa un grandissimo costruttore giapponese ha presentato un centro di lavoro dove (per poter lavorare la quinta faccia) la tavola girevole ruota su un piano inclinato di 45°. Un concetto che sempre Corsi aveva già disegnato oltre quarant’anni fa, si chiamava Quasar.
Ma torniamo al centro di lavoro a cui accennavo all’inizio. Come ho detto non ne condividevo l’idea di averlo abbandonato anche se sicuramente ci saranno stati validi motivi tecnici per farlo, però io, al contrario, l’avrei prima sviluppato in tutta la sua potenzialità.

Avrei iniziato a definire le parti che sarebbero rimaste fisse in tutte le diverse configurazioni. Senz'altro il basamento, ma anche la tavola girevole, tutta la struttura che porta lo scambiatore pallet, le tendine dell'asse X e tutto il box.
Stesso trasportatore trucioli e tutta la parte di impiantistica posteriore.
Avremo quindi sempre lo stesso ingombro, lo stesso layout, le stesse necessità di trasporto. 
Per una seconda configurazione avrei tolto la grande struttura fissa che portava le guide dell'asse X e adottato una soluzione con un montante più "tradizionale".



Questo (a sx) poteva essere il risultato ottenuto sulla stessa struttura della macchina di partenza, e non poteva andare a competere con la macchina a dx di un noto (altro) costruttore piacentino ? 



Togliendo la testa H, montando una testa U (orizz./vert.), non poteva essere la macchina a dx ?

Cambiando ancora. Montando una struttura fissa con una traversa in Y e la testa che si muove in X, non poteva competere con la macchina a dx ? ATTENZIONE, mi riferisco sempre al concetto di macchina nella sua struttura e so bene che a dx c'è rappresentata una tavola con due viti a sfere, ma in rete non ho trovato altre foto (le foto le ho recuperate su Google e restano dei legittimi proprietari).

Potevamo esagerare ed immaginare un secondo basamento dove la tavola girevole è fissa e la testa ha uno slittone (RAM) e usando le diverse tipologie di montanti precedenti potevamo magari competere anche con altri, come il costruttore qui a dx.


O confrontarci con il mercato delle bimandrino usando ancora la stessa struttura che porta il montante e sullo stesso basamento precedente e competere con quest'altro costruttore.


Ma si poteva anche pensare di adottare due montanti leggeri ed indipendenti e competere con le macchine di Comau (il riferimento è ovviamente a quello che si costruiva in quegli anni).


Si poteva provare a competere anche con altri costruttori come quello a dx semplicemente rispolverando il basamento con le guide disassate ed il montante tradizionale usato all'inizio.


Oppure montare una testa ad esapodo sullo stesso montante precedente, sullo stesso basamento e con la stessa tavola girevole, magari per lavorare piccoli pezzi dedicati all'aeronautica o piccole turbine.


Ecco, io prima di buttare il progetto iniziale ne avrei valutato queste potenzialità, ma probabilmente qualcuno lo avrà fatto e lo avrà giudicato antieconomico. Chissà, le motivazioni potevano essere state tante, non ultime, purtroppo, diverse crisi economiche che la macchina utensile ha attraversato.
Ovviamente tutte queste mie ipotesi restano solo poco più di un gioco, solo fantasie di un vecchio disegnatore a cui è rimasta una grande passione per la macchina utensile e per il mar Ligure.
Dalla Baia del Silenzio per oggi è tutto. Buona serata chi mi segue.