Smart Working


Continuo a sviluppare la mia TX 1300, ma con concetti che porterò anche sulla TX 1600, TX 2100 e TX 2600. Il tema che mi sono posto è quello di avere utensili in comune in una cella di due o più macchine e lo sto immaginando con un magazzino generale posto sopra ad una pedana su cui scorre un robot. I magazzini delle singole macchine avranno la possibilità di spostare un cestello di circa venti utensili fino all'altezza della pedana in modo di portarli a bordo del robot che potrà scaricare i vecchi utensili e ricaricare quelli nuovi. I cestelli potranno anche essere preparati in tempo mascherato e immagazzinati in attesa del cambio. Per ora è solo un'idea, c'è ancora molto su cui lavorare, ma credo possa funzionare e ho tempo per lavorarci.  C'è solo qualche distrazione di troppo...


Piano prodotto


In questi giorni ho ripreso il prestudio della mia TX 1300 e l'ho dettagliato maggiormente. Era nato come un semplice concept, ma giorno dopo giorno à diventato (quasi) un piano prodotto. 



Il basamento dell'asse Z (corsa 1100) è ormai completamente definito. Lavorazioni e componentistica ci sono. Le guide sono predisposte per essere raffreddate, le canale portacavi vanno un pò ridimensionate, ma ci sono e ci sono anche le coclee. E anche se si vedono poco ci sono anche riga ottica e camme di fine corsa. Non ho fatto il basamento (che ovviamente andrebbe verificato con un FEM) su tre punti di appoggio perchè analizzando i costruttori più "famosi" non l'ho ritenuto così indispensabile, ma nulla vieta di rivederne una versione diversa.
Non ho nemmeno integrato il supporto dell'APC nel basamento perchè nel caso di transpallet rotante (ad uno o più livelli) l'APC è inutile e quindi devo avere la possibilità di fare configurazioni diverse.


Il basamento dell'asse X (corsa 1300) è molto semplice. Anche in questo caso ci sono le lavorazioni e la componentistica. Guide, avanzamento asse, riga ottica e camme di fine corsa.


Anche il montante (corsa 1100) è fatto. Ho dettagliato le lavorazione per le guide, per le camme di fine corsa per l'asse Y e il supporto del micro di fine corsa per l'asse X. Ho previsto i tamponi di fine corsa, l'avanzamento asse, la riga ottica per l'asse Y ed il supporto per la testina della riga ottica per l'asse X.
Ho iniziato a dettagliare anche le catene portacavi, ma che nella versione finale subiranno un cambiamento. Come si vede non ho messo due viti sull'asse verticale perchè anche in questo caso basta guardare un pò il mercato è si vede quanto sia calata la "moda". Fino a poco tempo fa se non avevi a catalogo macchine con doppie viti a sfere su tutti gli assi e se non le dichiaravi "per lavorare il titanio" non eri nessuno poi forse qualcuno si è accorto che non tutti devono lavorare il titanio, ma tutti preferiscono spendere parecchie migliaia di euro in meno. Ovviamente una versione con due viti si può sempre fare e magari sullo stesso montante.


La testa è molto semplice. Ci sono le lavorazioni per accogliere un elettromandrino, i pattini, la chiocciola per la vite a sfere, ed il supporto per l'impiantistica. Ovviamente quest'ultima andrebbe dettagliata unitamente ad un ufficio tecnico elettrico.



Due versioni di tavola girevole (pallet 630x800). La prima con la classica vite senza fine OTT e la seconda per chi vuole andare un pò più ... veloce.


Il gruppo cambia utensili comprende anche il portellone. L'apertura del portellone è comandata da un motore elettrico e non da un cilindro pneumatico per evitare di scaricare aria intrisa di olio ad ogni comando, ma soprattutto per limitare l'apertura un caso di utensili corti e quindi risparmiare tempo sul cambio utensili.


Una vasca di raccolta convoglierà trucioli e refrigerante nelle coclee ai lati dell'asse Z mentre le pareti del box vengono fissate ad un telaio.


In assenza dell'APC, la parte frontale del basamento verrà chiusa da una semplice vasca di raccolta.


 

Il gruppo di scambio (per le versioni con APC) è composto da un cilindro oleodinamico per il sollevamento e da un motoriduttore per la rotazione di 180° delle forche dell'APC.



Ho previsto anche un gruppo di scambio pallet per una versione di macchina con tavola girevole ad asse orizzontale che è assolutamente intercambiabile con il precedente senza modificare la struttura della macchina. Cambierà, ovviamente, solo la parete frontale del box.




Il magazzino utensili (in questo caso da 400 posti) è (concettualmente) un lontano "parente" di MCM o Makino che sono quasi la stessa cosa con l'unica differenza che MCM deposita l'utensile direttamente nell'alveare mentre Makino lo deposita dentro ad un bicchiere.
Nella parte anteriore o posteriore del magazzino c'è la postazione di carico/scarico utensili. La particolarità interessante è che questa postazione può essere palletizzata e colloquiare direttamente con la navetta che trasporta i pallet con i pezzi lavorati dalle macchine.







Assemblando il tutto potrò avere una macchina stand-alone con uno scambiatore pallet, ma in qualsiasi momento potrò aumentare le potenzialità della macchina aggiungendo, ad esempio, una navetta (a più livelli) con una o più stazioni di carico/scarico. Come ho descritto in precedenza, la navetta potrà prelevare anche dal magazzino utensili un (finto) pallet con un massimo di 16 utensili per portarli ad una stazione di carico/scarico o ad una tool-room. Sulla navetta e sulle stazioni di c/s ci sto ancora lavorando e devono essere ultimate..


Ho previsto anche una alternativa alla navetta lineare con uno scambiatore pallet ad uno o più livelli esterno alla macchina. E' intuitivo che ha un numero limitato di posti, ma ha una dimensione compatta e piuttosto contenuta.

Questo, per il momento, è tutto. Più avanti arriverà la versione definitiva della macchina con la tavola girevole ad asse orizzontale e poi inizierò la TX 1600. Ma ora, dopo tanta fatica, serve un pò di meritato riposo. In Liguria, la terra che amo da sempre. Se passate dalle parti di Camogli venitemi a trovare, potremo parlare di macchine utensili davanti ad un panorama stupendo.



Il mio ultimo "Piano prodotto" l'ho firmato in Mandelli, appena prima di passare alla Mecof di Ovada, alla fine degli anni '90 ed era quello della Mandelli 500 che poi, alla presentazione, si sarebbe chiamata Thunder 500. Le specifiche imposte dalla Direzione erano particolarmente difficili e in pochi avrebbero scommesso sul buon risultato eppure ci sono riuscito. Ma se ci sono riuscito è anche grazie a Osnaghi, Sidoli e Astorri che hanno lavorato con me. E al grande, immenso aiuto che non ci ha mai fatto mancare il compianto Francesco.